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Arcais

Tra i fondi conservati presso l’Archivio storico del Comune di Oristano troviamo quello che conserva parte delle carte originali appartenute alla famiglia Flores d’Arcais, le quali sono entrate in possesso dell’Amministrazione comunale di Oristano a seguito della donazione fatta nel 1983, dalla signora Maria Antonietta Flores d’Arcais Cappellini, pronipote del Marchese Efisio.

Al primo nucleo documentario se n’è aggiunto un secondo, donato nel 2008 dal signor Dante Crobu. Si tratta di atti riguardanti perlopiù la gestione del patrimonio della famiglia Flores d’Arcais: troviamo, ad esempio, un estratto del testamento di don Carlo Alessandro, nipote di don Damiano Nurra; un prospetto dei beni di proprietà di don Felice e degli affitti che gli erano corrisposti; diversi documenti attestanti l’attività di amministrazione dei beni appartenenti a don Raimondo (Cagliari, 1810 - 1873).

            Gli atti interessano un arco temporale che va dal 1677 al 1915 e ci forniscono un’importante attestazione della vita civile, militare e degli affari del casato Flores d’Arcais.

La famiglia Flores, originaria della Villa di Masullas, entra a far parte della nobiltà isolana il 9 agosto 1737, anno in cui il Re di Sardegna, Carlo Emanuele III, concede a Francesco Antonio Flores, ac si viveret (come se fosse in vita), il privilegio di fregiarsi dei titoli trasmissibili di Cavaliere e Nobile, ai quali si aggiunge il «Don», appellativo che spetta ai nobili in Sardegna, mentre alle donne viene concesso il solo privilegio personale di Nobile e l'appellativo di «Donna».

Le vicende dei Flores s'intrecciano molto presto con quelle dei Nurra, famiglia di ricchi possidenti residente a Cabras, al cui capofamiglia, Francesco Maria  Nurra, vengono concesse postume, nel 1749, le Patenti Reali di Nobile e di Cavaliere, nonché l'appellativo di «Don» spettante ai nobili sardi.

Damiano, figlio di don Francesco, ottiene nel 1767 dal Re Carlo Emanuele III, i diritti feudali sulle peschiere e sui tre Campidani di Oristano e con essi il titolo trasmissibile di Marchese di Arcais.

Le due famiglie si uniscono in seguito al matrimonio di Francesco, figlio di don Francesco Antonio Flores, con Menencia, sorella di don Damiano Nurra, e danno così origine al casato dei Flores d'Arcais.

Alla famiglia Nurra appartiene la peschiera Arcais, così denominata perché situata presso gli archi del Ponte Grande sul Tirso, che si estende sino ai confini di Zerfaliu e Ollastra e proprio grazie al possesso di questi territori ottiene il titolo di Marchese di Arcais; il titolo sarebbe dovuto essere, in realtà, quello di Marchese di Oristano, data l'ubicazione dei villaggi facenti parte del feudo, ma ciò non fu possibile poiché il Re di Piemonte, fra i suoi titoli, aveva anche quello di Marchese di Oristano.

L'atto di infeudazione concesso a don Damiano Nurra stabilisce che, nel caso in cui egli non abbia eredi, alla sua morte il titolo passi ai nipoti, figli della sorella Menencia, che nel 1736 ha sposato a Oristano Francesco Flores. Dall'unione nascono quattro figli: Raimondo, Giovanni Battista, Carlo Alessandro e Anna Sofia, ai quali però non passa mai il titolo poiché muoiono prima dello zio, al quale succede nel possesso del feudo il pronipote Francesco (1777 - 1848), figlio di Carlo Alessandro.

            Francesco ha dieci figli, tra i quali ricordiamo il terzo, Efisio, che nasce a Cagliari nel 1801 e muore a Torino nel 1858, al quale appartiene il nucleo più consistente di documentazione che ci è pervenuta. Egli  intraprese la carriera militare e attraverso gli atti conservati nel suo archivio, ci restituisce importanti informazioni sia sulla situazione delle fortificazioni in Sardegna nella prima metà dell’Ottocento, sia sulla vita dei militari riparati ad Ancona dopo la prima Guerra d’Indipendenza. Altri documenti forniscono preziose testimonianze sulla cura della persona, l’equipaggiamento dei soldati, nonché sull’uso e la verifica dei vari tipi di armamenti.

Il Marchese Efisio è stato anche eletto deputato nel Parlamento subalpino, durante la quarta e la quinta legislatura, di questo suo ruolo istituzionale ci restano le testimonianze documentali di alcune proposte di legge e di una lettera inviata agli elettori del Collegio di Oristano in occasione della sua elezione.

            Tra le carte confluite nel fondo abbiamo quelle che riguardano l’amministrazione del patrimonio mobile e immobile della famiglia, fra le quali citiamo alcune di particolare interesse: una copia novecentesca del testamento di don Damiano Nurra, con il quale si dispone un lascito in favore dei poveri di Oristano e dei familiari che si fossero trovati in stato di necessità.

Gli atti di compussione, ossia gli elenchi, formati ogni triennio, in cui erano iscritti i vassalli tenuti al pagamento dei diversi tributi. Tali liste erano redatte dal delegato del feudatario, con l’intervento del sindaco delle diverse ville e di cinque probi uomini ed erano consegnate ai rispettivi maggiori di giustizia per l’esazione, che ci offre una preziosa testimonianza circa il numero e i cognomi delle famiglie residenti nelle diverse ville.

Un inventario dei beni lasciati dal Marchese don Francesco, ove rinveniamo la descrizione minuziosa dei beni da lui posseduti, quali, ad esempio, la casa di famiglia sita in Contrada Dritta, della quale abbiamo l’elencazione e il corrispettivo valore delle opere in muratura e in ferro, porte, finestre e di tutto ciò che costituiva la struttura dell’immobile.

            Infine, fra gli atti costituenti il fondo, troviamo alcuni scritti di diversa natura, tra i quali possiamo ricordare: le osservazioni sul servizio che devono svolgere gli studenti del Seminario presso la Chiesa Cattedrale, una lettera inviata a Pietro Pinna dal viceré conte di Santo Stefano in occasione della celebrazione del Parlamento, un articolo commemorativo, tratto dal quotidiano «L’Opinione», scritto in occasione della morte di Francesco Flores d’Arcais.

Queste carte ci offrono un importante spaccato della vita privata e sociale della famiglia Arcais, nonché delle vicende storiche e politiche che hanno caratterizzato il diciannovesimo secolo.

           

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