Un angelo nero, con una spada e una palma nelle mani.
Con questa eccezionale scoperta, fatta da Alberto Severino durante i lavori di restauro dell’altare della Chiesa di San Giovanni dei fiori, nella Cappella del Gremio dei Contadini, ieri è stata inaugurata la nuova edizione oristanese di Monumenti aperti. Al presidente del Gremio di San Giovanni Tore Carta è toccato il compito di presentare i risultati del restauro.
Una scoperta straordinaria, per la tecnica con cui il dipinto è stato realizzato, per il significato, ma soprattutto per l’unicità della rappresentazione.
“Abbiamo fatto molte ricerche, ma non abbiamo notizie di altri angeli neri – ha spiegato Alberto Severino che per circa un anno ha curato il restauro dell’altare e dei dipinti -. Nelle chiese d’Oriente, di rito ortodosso, si possono trovare angeli bruni, anche molto scuri, ma mai neri. Si può forse ricondurre questo affresco all’iconografia ortodossa? Non abbiamo elementi a sufficienza per affermarlo. Si può forse pensare a una mutazione del colore? Le analisi condotte dai laboratori dell’Università di Cagliari lo escludono”.
Insomma, un bel mistero, come ha confermato il direttore della Fondazione Sa Sartiglia e Segretario del Gremio dei Contadini Francesco Obino: “Ci siamo a lungo interrogati su questo dipinto. Abbiamo studiato e approfondito, consultato studiosi ed esperti, ma alla fine sono tante le cose che contribuiscono a suscitare curiosità intorno a questo misterioso angelo nero. A cominciare dalla datazione che potrebbe andare dal 1300 (secolo a cui, come ha spiegato Maurizio Casu, si fa risalire la costruzione della chiesa) al 1700. E poi non si hanno notizie di altri angeli neri. Lo stesso Lucifero, nell’iconografia tradizionale quando cade dal paradiso è bianco. E poi stranamente l’angelo nero tiene in mano una spada (come si è soliti rappresentare l’Arcangelo Gabriele che sconfigge Lucifero) e una palma simbolo di martirio. Questo angelo darà molto da studiare a chi vorrà farlo”.
L’angelo nero si trova alla sinistra di San Giovanni Battista, ma anche l’angelo alla destra, oggi bianco, secondo il restauratore Alberto Severino in realtà originariamente era nero.
Due angeli, dunque, presumibilmente entrambi neri, realizzati con la tecnica dell’affresco sull’intonaco, una tecnica rarissima in Sardegna dove solitamente si preferiva la tempera. E proprio con la tempera furono eseguiti i dipinti che coprivano i due angeli scoperti.
Nel delicato intervento di restauro Alberto Severino ha fatto l’eccezionale scoperta, sotto sei strati di intonaco, prima un indizio poi un altro e infine la conferma: sotto le raffigurazioni dei genitori di San Giovanni (Elisabetta e Zaccaria) c’erano due affreschi, uno dei quali poco alla volta ha mostrato il volto nero.
Il restauro dell’area presbiteriale della chiesa di San Giovanni Battista, realizzato dalla ditta MAART Restauro d’Arte, curato da Alberto Severino con la supervisione della Soprintendenza dei beni culturali di Cagliari e Oristano è stato reso possibile grazie al contributo della Fondazione Banco di Sardegna e del Gremio dei Contadini.