Con il termine violenza si intendono tutti quegli atteggiamenti distruttivi che comportano nel soggetto-vittima condizioni di disagio fisico, psicologico e sessuale.
La violenza sui minori è quella più facilmente attuabile, innanzitutto per la differenza nella forza fisica, ma anche per il potere psicologico che può avere un adulto nei confronti del minore, soprattutto se genitore.
La violenza di genere si presenta generalmente come una combinazione di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica, con episodi che si ripetono nel tempo e tendono ad assumere forme di gravità sempre maggiori.
La famiglia è purtroppo il luogo dove si consumano il maggior numero di violenze su donne e minori, e gli aggressori sono spesso identificati negli stessi mariti, genitori, fratelli, nonni o parenti più stretti. Nella nostra cultura la famiglia viene spesso identificata come luogo di protezione dove le persone trovano amore, accoglienza, sicurezza e riparo. In realtà, per molte donne e bambini è invece un luogo di rischio.
Sarebbe opportuno, dunque, rivedere il concetto di famiglia in quanto non sempre questo è il luogo di amore e riparo dalle avversità, ma spesso è un luogo di sopraffazione e di abuso nei confronti delle persone più deboli.
La causa principale di queste situazioni è stata spesso individuata nel disagio sociale ed economico delle famiglie dei più bassi livelli sociali. È largamente diffusa, infatti, l'opinione che la violenza e l’abuso su donne e minori interessi prevalentemente strati sociali emarginati, soggetti patologici, famiglie multiproblematiche.
Purtroppo possiamo dire, invece, che si tratta di un fenomeno trasversale ed interclassista, in quanto interessa tutti gli strati sociali e che appartiene più alla normalità che alla patologia.