Nel Panorama archivistico sardo il Comune di Oristano vanta il possesso di uno degli archivi più importanti poichè la documentazione in esso conservata fa riferimento ad un arco temporale che principia nel 1479, quando l'ex Capitale Giudicale, viene acquisita al patrimonio della Monarchia Spagnola, fino ai giorni nostri. Le fonti, gelosamente serbate nell'archivio civico, ci permettono, oggi, di ricostruire con dovizia di particolari le vicissitudini politiche, amministrative e culturali che hanno caratterizzato la vita della Città Regia, dei suoi cittadini e degli abitanti dei territori che allora rientravano sotto la sua giusirdizione.
Le amministrazioni che si sono avvicendate nel governo della Città negli ultimi vent'anni hanno dimostrato molta sensibilità nei confronti di questo ingente patrimonio che in altri contesti è giusto ricordarlo è dimenticato e spesso maltrattato, e spinti da questo particolare sentimento hanno promosso la realizzazione di diversi interventi finalizzati a garantirne la corretta conservazione oltre che permetterne la fruizione ai cittadini, agli studiosi di storia locale, agli studenti e a tutti coloro che nutrono un interesse particolare nei confronti della storia cittadina. Proprio in quest'ottica nel dicembre 1995 venne finanziato uno tra i primi interventi di riordino e inventariazione degli archivi comunali. Il progetto durato più tre anni, ha permesso di avere una esatta cognizione della natura e della consistenza di quelle carte, ancora oggi, conservate presso il deposito d'archivio situato al piano terra del Palazzo degli Scolopi.
Se quello del 1995 può essere considerato come il primo vero e proprio intervento di descrizione scientifica delle unità archivistiche facenti parte del patrimonio archivistico del Comune di Oristano, negli anni precedenti non si può di certo dire che l'attenzione nei confronti di quelle vecchie carte ingiallite dal tempo non fosse alta, infatti, nei primi anni del '900 sono attestate tracce dei vari passaggi dell'Amministrazione Centrale dello Stato - in quegli anni la competenza era del Ministero dell'Interno - che procedeva periodicamente alla verifica dello stato di conservazione di queste importantissime testimonianze della storia. Nel 1927 Raffaele di Tucci, Direttore Capo dell'Archivio di Stato di Cagliari, veniva incaricato di effettuare un sopralluogo finalizzato, ancora una volta, a verificare le condizioni di conservazione dei documenti. La sua relazione ci restituisce un quadro desolante della situazione oristanese in quanto la parte più prestigiosa dell'archivio, la sezione storica, pur essendo conservata, in locali destinati ad archivio, si trovava collocata su scaffali lignei del tutto inadatti e, cosa più grave, in quella parte della stanza ritenuta dal di Tucci la meno adatta per la presenza di un alto tasso di umidità. Nel corso di questa ispezione veniva inoltre notata l'assoluta mancanza di strumenti di corredo utili a garantire l'accesso e la consultazione del fondo documentario.
Fu probabilmente a seguito di questa relazione che nel 1937 il podestà, Paolo Lugas incaricò il professor Antonio Era dell'Università degli Studi di Sassari di redigere il primo vero inventario della Sezione Antica. Il lavoro venne dato alle stampe della tipografia di Pietro Valdés con il titolo di «Tre secoli di vita cittadina 1479 - 1720 dai documenti dell'archivio civico». Nell'opera vengono descritte le pergamene, le carte reali, gli ordini del Vicerè e delle altre autorità centrali e periferiche di governo, gli atti parlamentari, i verbali di estrazioni e nomina dei rappresentanti del Consiglio Civico, i Llibres de conçelleria, la corrispondenza e tutti gli altri atti che ancora oggi possono essere apprezzati in tutta la loro bellezza, anche estetica, presso l'archivio del Comune.
Non si hanno notizie certe sulla data di fondazione dell'istituto di conservazione, ma si è portati a pensare che esso possa risalire al 1479 o agli anni immediatamente precedenti, dal momento che il documento più antico in esso conservato riporta proprio questa data. Di sicuro si può affermare che le prime tracce relative alla costruzione di un locale destinato ad accogliere l'archivio possono essere ricondote al 1563, quando il Consiglio Civico dibatteva e si impegnava per la costruzione della Casa de la Ciutat.
Oggi l'Archivio Storico che nel tempo è stato oggetto di cambiamenti di sede, è ancora ospitato al piano terra del Palazzo degli Scolopi in Piazza Eleonora d'Arborea, e nelle due partizioni in cui si articola si articola la sezione storica, ossia quella pre-unitaria e quella post-unitaria possono essere attinte le informazioni utili a ricostruire il quadro storico - istituzionale dell'antica Città Regia, per passare al periodo della dominazione Sabauda e arrivare fino al 1848 quando il re Carlo Alberto decretà la nascita del comune moderno. Da quel momento si possono esaminare e verificare le fonti documentarie utili a ricostruire la storia moderna e poi contemporanea fino agli ultimi quarant'anni.
Le informazioni che possono essere fornite dai documenti dell'archivio civico sono completate grazie alla presenza di numerosi archivi aggregati, ossia una serie di fondi documentari prodotti da soggetti giuridici diversi dal Comune, che avendo cessato la propria attività per vicissitudini storico - istituzionali o semplicemente per volontà manifesta del leggittimo proprietario si trovano oggi conservati presso l'archivio civico. Si ricordano:
- Archivio dell'Ente Comunale di Assistenza e Beneficienza;
- Archivio della Commissione Elettorale Circondariale;
- Archivio del Comune di Silì;
- Archivio del Comune di Massama;
- Archivio del Comune di Nuraxinieddu;
- Archivio del Giudice Conciliatore;
- Archivio delle Scuole Femminili;
- Archivio dell'Asilo Sant'Antonio;
- Archivio delle Scuole Pie;
- Fondo del Marchese d'Arcais;
- Fondo Antioco Zucca;
- Collezione Gabriele Luperi.