Quando il Principe venne ad Oristano….
Il 10 ottobre del 1934 Oristano accolse Sua Altezza Reale il principe di Piemonte Umberto II di Savoia, in visita nell’isola per due giorni. Il principe sbarcò a Cagliari dalla Regia nave alle ore nove e dopo i saluti delle maggiori autorità civili e municipali si recò alla Cattedrale, alla basilica di Bonaria e in Municipio per l’inaugurazione del XXII Congresso Nazionale della Società del Risorgimento Italiano e altri appuntamenti culturali e istituzionali.
Alle sette del mattino del giorno seguente partì da Cagliari alla volta di Oristano, con una prima sosta a Mussolinia per una visita alla Bonifica e una seconda a Santa Giusta per la visita alla basilica; arrivò in città intorno alle 10 e mezza.
Il podestà Paolo Lugas dichiarò che l’onore che Sua Altezza dimostrò nei confronti dei cittadini oristanesi era grande e sincero e loro stessi erano consapevoli di meritarlo come premio al loro secolare attaccamento alla gloriosa dinastia che rese unita e grande l’Italia e invitò i cittadini a «accorrere tutti a manifestare all’ospite Augusto la vostra gioia di vederlo tra noi, la vostra fede nell’indissolubile unione della Casa Savoia col popolo italiano».
Per l’occasione venne vietata la circolazione nelle principali strade e piazze interessate al passaggio del corteo (via Cagliari, piazza Manno, via Vittorio Emanuele, via Duomo, via Sant’Antonio, piazza Eleonora, corso Umberto, piazza Municipio, piazza Roma e via Tirso) agli autoveicoli e ai pedoni privi di autorizzazione; venne proibito l’uso della macchina fotografica e il lancio di fiori a mazzi.
Non fu concesso l’accesso ai balconi delle abitazioni ubicate nelle vie interessate dal corteo a persone ritenute pericolose e sovversive e i proprietari delle stesse avrebbero dovuto impedire l’accesso ai tetti e ai finestroni alle persone non favorevolmente conosciute. Gli stessi balconi dovevano essere sgombri da vasi di fiori e altri oggetti ritenuti pericolosi.
Fu realizzata un’importante e rigorosa ispezione sulla zona attraversata da Sua Altezza, che garantisse la piena sicurezza della sua persona: fu controllato il sottosuolo, le cabine e i pali della luce, i chiusini delle fogne, gli orinatoi, le edicole, i tubi di scarico delle acque piovane e tutto ciò che potesse nascondere esplosivo.
Solo un certo numero di fotografi e giornalisti fu autorizzato ad attraversare i cordoni posti lungo il percorso e ad accedere alle aree riservate allo svolgimento delle cerimonie e i componenti le organizzazioni e associazioni ebbero l’obbligo di sostare solo sui marciapiedi e lungo i muri delle case in modo da lasciare lo spazio necessario al passaggio del corteo e di disporsi in modo da evitare che altri spettatori si infiltrino e a nessuno fu consentito la consegna al Principe di lettere, plichi, petizioni, omaggi o altro.
Venne raccomandato agli agenti di pubblica sicurezza di far rispettare le direttive loro impartite con modi garbati, in modo tale che i cittadini non risentissero delle misure di sicurezza adottate. Per il rispetto di tali misure vennero impiegati trenta militari dell’Arma e centoventi della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale che garantirono lo sgombro del pubblico dalle vie d’accesso al Municipio, alla Cattedrale e alla Chiesa di San Francesco, luoghi visitati dal Principe.
Alle undici lasciò la città per recarsi a Paulilatino.
Il podestà Lugas, dopo diversi giorni inviò all’aiutante di campo di Sua Altezza Generale Gabba, due fotografie, come ricordo dell’Augusta Visita il quale rispose manifestando l’alto compiacimento del Principe per il modo perfetto con cui si svolsero le varie cerimonie organizzate.