Il Comune di Oristano lancia l'Art Bonus, lo strumento attraverso il quale chiunque può partecipare alla valorizzazione die beni culturali pubblici in cambio di un credito d'imposta del 65%.
La Giunta Tendas ha individuato tre tesori da recuperare: la Torre di San Cristoforo in piazza Roma, la Torre di Portixedda e il cimitero monumentale di San Pietro.
Il D.L. 31 maggio 2014, n. 83, convertito con modificazioni nella Legge 29 luglio 2014, n. 106, ha introdotto un credito di imposta per favorire le erogazioni liberali a sostegno della cultura ("Art - Bonus").
Il decreto-legge introduce un regime fiscale agevolato di natura temporanea, sotto forma di credito di imposta, nella misura del 65 per cento, in favore delle persone fisiche e giuridiche che effettuano erogazioni liberali in denaro per interventi a favore della cultura e dello spettacolo.
In particolare il credito d'imposta del 65% è riconosciuto per le donazioni a favore di:
Il credito d'imposta è riconosciuto a tutti i soggetti che effettuano le erogazioni liberali a sostegno della cultura e dello spettacolo previste dalla norma in commento, indipendentemente dalla natura e dalla forma giuridica.
Le erogazioni liberali possono avvenire esclusivamente in denaro tramite bonifico su CONTO CORRENTE BANCARIO intestato al COMUNE DI ORISTANO presso BCC - BANCA DI ARBOREA
IBAN: IT 75 E 08362 17400 000000032645
CAUSALE: "Art Bonus - Erogazione Liberale per Comune di Oristano, [intervento*] - [Codice fiscale o P. Iva del donatore**]"
Es.: "Art Bonus - Erogazione Liberale per Comune di Oristano, Torre di S. Cristoforo - RSSMRA85T10A562S"
* Specificare l'intervento che si desidera finanziare fra (1) Torre di S. Cristoforo, (2) Torre di Portixedda e (3) Cimitero Monumentale di S. Pietro.
** Specificare il codice fiscale o la partita IVA del privato o dell'azienda che sta donando
Un’iscrizione, originariamente posta sull’arco della porta d’ingresso e oggi conservata presso l’Antiquarium Arborense, consente di datare con precisione la torre, eretta nell’ingresso nord della città nel 1290, e attribuirla all’opera di Mariano II.
L’accesso era dotato presumibilmente di ponte levatoio, difeso da un piombatoio e da un doppio sistema di chiusura che prevedeva una saracinesca, azionata da argani sistemati al secondo piano, ed una seconda porta a battenti. La torre, innalzata su un filare di blocchi in basalto, è costruita per il resto interamente in conci squadrati d’arenaria che fino ad una altezza di m. 5,20 presentano una lavorazione a bugnato, utilizzata anche nei conci che inquadrano il fornice a tutto sesto dell’ingresso.
L’impianto architettonico si compone di due volumi sovrapposti; il corpo principale a base quadrata, alto 19 metri, è sovrastato da merli guelfi. Chiuso solamente su tre lati, tale corpo era ripartito in tre piani tramite tavolati lignei poggianti su travi. Al primo piano si aprivano due porte che mettevano in collegamento con il camminamento di ronda della muraglia e due feritoie. Altre tre feritoie, di cui una sul prospetto principale, si aprono al secondo piano. Il terzo piano costituisce infine la base per una torretta alta quasi dieci metri, con una rastremazione scandita da due lesene e sovrastata da tre merli guelfi per lato. Nella torretta trova posto una campana, posta sotto il marchesato di Antonio Cubello, eseguita nel 1430 da Bernardo Guardia, raro esempio in Sardegna di campana ad uso civico, che riporta ripetuta per 24 volte la salutazione angelica Ave Maria intervallata da piccoli tralci di rosa.
È del 1500 il primo documento che cita la torre denominandola Torre de Port’e Ponti, mentre nelle delibere comunali dei secoli XIX-XX è menzionata come Torre di San Cristoforo, da un retablo cinquecentesco del santo che un tempo era custodito al suo interno.
L’intervento riguarda i lavori urgenti per la conservazione del monumento, e più in particolare:
La torre detta di Portixedda si apre nell’angolo in cui la cinta muraria di nord-est si univa con quella di sud-est. L’individuazione delle fondamenta di una torre quadrata entro il torrione circolare, scoperta durante i lavori di restauro, induce a riportare la torre primitiva al XIII secolo, all’epoca della costruzione della cinta muraria e delle torri maggiori, sotto il regno di Mariano II d’Arborea, mentre il torrione circolare si dovrebbe assegnare all’epoca della dominazione spagnola (secoli XV-XVI).
La fortificazione era dotata di feritoie strombate, a diversi livelli, da cui vennero tratte le tre saettiere riusate con adattamenti nel torrione circolare. Numerosi documenti relativi al XVI e XVII secolo, conservati nell’Archivio Storico di Oristano, menzionano la torre con il titolo di Porta de su Castellanu, testimonianza che secondo alcune ipotesi storiche rimanderebbe all’antica presenza presso la torre di un comandante, un funzionario, o ancora a un Castellanu, ovvero un’autorità di un castello.
Dopo un primo restauro avvenuto nel 1950, gli scavi svoltisi nel 1992 e nel 1994 permisero una lettura delle fasi edilizie della torre. Durante le indagini archeologiche furono ritrovati diversi materiali, fra questi un denaro reale di Alfonso V d’Aragona (1416 – 1458), coppe di botteghe di Montelupo e piatti ingobbati e graffiti di produzione oristanese, databili al XVI secolo. Nel piano di camminamento di ronda si trova, sul lato prospiciente la piazza Mariano, un foro di circa 30 cm. di diametro, che costituiva un pozzetto nel quale veniva gettato l’olio bollente o più propriamente acqua e pece bollente, che arrestava coloro che tentavano l’assalto diretto alla torre.
Il progetto per il recupero della Torre medievale di Portixedda riguarda:
L’edificazione del Cimitero di San Pietro risale al 1835, anno in cui Monsignor Giovanni Bua, Arcivescovo arborense dal 1828 al 1840, individuò la zona di Cuccuru de Santu Perdu, di proprietà arcivescovile, come la più idonea per la costruzione del locale camposanto, in rapporto al Pregone Regio del 14 Agosto 1835 relativo alla Vice- Regia Commissione di Sanità che imponeva la costruzione di cimiteri suburbani. Nonostante la recente estensione del cimitero, la sua parte più antica – la sezione quadrangolare a cui si accede giungendo da Viale Cimitero – resta praticamente inalterata.
Superato il grande arco di ingresso, ai lati del viale adorno di alti cipressi ancora trionfano alcune tra le tombe più antiche di Oristano. Queste, se da un lato perpetrano la memoria di alcune delle personalità più nobili e autorevoli della città alla fine dell’Ottocento, come l’Arcivescovo Zunnui Casula o Diego Contini, dall’altro rappresentano dei perfetti esempi di scultura funeraria sarda a cavallo tra XIX e XX secolo, periodo in cui artisti come Ciusa e Biasi iniziarono a soffiare sull’isola una ventata di novità in campo artistico, aprendo le porte della Sardegna all’ingresso dell’arte moderna.
Le tombe di inizio Novecento dimostrano come i gusti della borghesia di un centro periferico qual era Oristano restassero ancorati ad un linguaggio scultoreo classicista, in parte permeato da una vena romantica.
Buona parte dei monumenti funerari furono commissionati alla bottega di Giuseppe Maria Sartorio, scultore piemontese attivo in Sardegna già dal 1885.
Il progetto riguarda il restauro conservativo di alcune statue e sculture funerarie di particolare pregio e interesse storico-architettonico e realizzate in materiali diversi (marmo, pietra, bronzo, metalli).