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Storia della istruzione femminile

Dall'Archivio Storico Comunale di Oristano

La fondazione della Scuola pubblica femminile ad Oristano

a cura di Lidia Carta

 

La volontà di due Canonici e il supporto di un Arcivescovo per una scuola femminile gestita dalle Maestre Venerini

Un lungo percorso, frammentato e difficile, emerge dal fascicolo, depositato presso l'Archivio Storico Comunale, relativo alla fondazione in Oristano di una Scuola pubblica femminile: il fascicolo raccoglie documenti datati dal 1851 al 1880 che consentono di porre in luce una vicenda significativa per l'identità, la cultura arborense, la storia della Comunità e delle sue Istituzioni.

La Scuola, soprattutto in fase di avvio, dovette sostenersi con i proventi dei Legati disposti dai Canonici Don Luigi Tola e Don Giovanni Dessì, rogati rispettivamente il 26 Giugno 1826 e il 20 Ottobre 1831, e che esplicitavano la disponibilità ad hoc di beni immobili e di somme di denaro.

Il legato Tola prevedeva che dette somme venissero investite destinandone gli interessi maturati annualmente a beneficio dei poveri della città.

Per iniziativa dell'arcivescovo Giovanni Maria Bua - che guidò la Chiesa di Oristano dal 1828 al 1840 - il Capitolo Arborense, ottenuto nel 1837 il consenso della Santa Sede, apprestò la pratica di commutazione delle volontà espresse dal Canonico Tola a favore della fondazione di una scuola femminile (detto Pio Istituto femminile) da porre sotto la direzione delle Maestre Pie Venerini, affiliate all'omonima Congregazione religiosa, ritenendo detto scopo del tutto affine a quello espresso nelle volontà testamentarie del Tola.

Tale Congregazione, a partire dai primi decenni del 1700, aveva fondato con successo in Centro-Italia circa quaranta scuole, destinate specificamente alla formazione morale e all'istruzione delle fanciulle provenienti da famiglie disagiate e dai ceti più emarginati.

 

Sindaco e Intendenza Provinciale a supporto di una scuola pubblica femminile

Nel 1840, con la morte improvvisa del Monsignor Bua, cessò la preziosa opera di mediazione che doveva portare a buon termine la pratica di commutazione, pressocché conclusa dal presule, tra il Capitolo Arborense, la Santa Sede e le Autorità del governo sabaudo.

Le Maestre Venerini, giunte ad Oristano già nel 1838, nel dicembre del 1841 dovettero rientrare nella Casa Madre di Roma non avendo garanzie circa le condizioni (economiche e logistiche) indispensabili allo svolgimento della propria missione educativa.

Il Capitolo Arborense, durante il successivo e non breve episcopato dell'Arcivescovo Giovanni Saba, decise di tenere in serbo il fondo del suddetto Legato non considerando completata la pratica di commutazione circa le volontà testamentarie del Canonico Tola. Al contrario, il Ministero della Pubblica Istruzione del Regno Sardo-Piemontese - tramite i suoi organi periferici,detti Intendenze Regie Provinciali - diede per acquisita l'adduzione del Legato Tola a favore della Scuola femminile offerta dal Capitolo Metropolitano alle Maestre Pie Venerini. Pertanto, a partire dal 1851, tale Intendenza sollecitava il Sindaco di Oristano, Gaetano Galisai, affinchè, col consenso dell'Arcivescovo, il Comune inoltrasse al Governo regio la domanda per il richiamo in città delle suddette Maestre. A sua volta, la Congregazione delle Venerini avrebbe dovuto accettare l'osservanza del Regolamento Governativo (Legge 1 Marzo 1850) che toglieva ad ogni Congregazione religiosa l'autonomia amministrativa nella gestione delle scuole.

I richiami del Sindaco verso la Casa Madre Venerini si protrassero con insistenza per per un triennio (1853-1855) ma evidentemente i tempi non erano maturi perché la Congregazione potesse accettare la sottomissione ai nuovi Regolamenti governativi, interpretrati dall'istituzione religiosa come una minaccia alla propria indipendenza.

Seguendo i dettati del suddetto Regolamento il Sindaco Galisai procedeva comunque alla nomina di una Commissione Regia, presieduta da lui stesso, con il preciso mandato di amministrare fondi e legati, proventi e arretrati del Pio Istituto femminile, attraverso un tesoriere.

Assodata ormai l'indisponibilità delle Maestre Venerini,dall'Intendenza Provinciale arrivava l'ordine di rompere ogni indugio e di aprire al più presto la scuola pubblica femminile ricorrendo sia ad una selezione di maestre laiche, sia alla stipula di un contratto d'affitto di un locale privato da individuare quale prima sede della scuola.

Nell'Ottobre del 1856 il nuovo presidente della Commissione Regia, il Sindaco Enna Floris, potrà annunciare alla Cittadinanza - tramite un pubblico manifesto - l'apertura della Scuola femminile presso la casa privata Onali (erede E. Corrias) nella contrada San Francesco.

 

Le prime maestre, il supporto della borghesia progressista e la partecipazione delle famiglie

La prima maestra originaria fu la signora Teresa Miretti Cavou,r la cui esperienza e professionalità veniva segnalata perfino dal Ministero della Pubblica Istruzione; a lei successe nel 1857 la maestra Elisa Ibertis originaria di Voghera, anch'essa piuttosto apprezzata per esperienza e professionalità.Una coadiutrice del posto(la prima sarà Marianna Cossu, la seconda Raimonda Cabiddu) veniva nominata anche al fine di agevolare le docenti - provenienti dal continente - nella comprensione del dialetto locale ancora diffuso nelle parlata delle allieve.

Le menti liberali e progressiste della nuova borghesia oristanese contribuiranno con oblazioni e sincera partecipazione all'avvio dell'esperienza: la Commissione Regia era composta per lo più da professionisti quali notai, avvocati o canonici; le Ispettrici onorarie con funzioni di controllo sul buon andamento della scuola, come previsto da relativo Regolamento, erano tutte dame o damigelle appartenenti alle famiglie più in vista dell'aristocrazia Oristanese.

Entusiasmi e impegno profuso daranno buoni risultati. Lo testimonia la buona partecipazione delle famiglie e il dato relativo alla frequenza ai Corsi: la scuola non ancora obbligatoria vede crescere il numero delle alunne (si passa da 55 allieve nel 1856 a 73 nel 1858) e nel 1864 l'Amministrazione delibera di trasferire le classi prima, terza e quarta elementare presso i locali (resi ormai idonei) della casa del fu Canonico Dessi (nella contradaSa pischetteria) incamerata a suo tempo, con il Legato Dessì, tra i beni della medesima scuola.

 

Le difficoltà di sostentamento e il percorso verso un compromesso tra poteri governativi ed ecclesiastici

Con il permanere del contrasto tra Amministrazione pubblica e Capitolo Metropolitano, circa la pratica di Commutazione del Legato Tola - con i relativi proventi che la Commisssione reclamava come legittima dotazione per il sostentamento della scuola - la situazione contabile tenderà - anno dopo anno - ad aggravarsi. I primi allarmi sul pericolo della chiusura della scuola suonano già nel 1857-1858 e le risoluzioni della Commissione Regia si chiuderanno con lo sfogo sconsolato del verbalizzante:«Una frazione del Clero mostra premura di abbattere questa unica Istituzione tanto utile al paese, sotto il velo di una purificata coscienza!!».

Si palesa infine un probabile compromesso tra poteri governativi ed ecclesiastici, tenuto conto che al 1866 risale l'apertura dell'Asilo «Sant'Antonio» di Oristano, posto sotto la direzione delle Suore di San Vincenzo, al quale saranno trasferiti i proventi del Legato Tola, e ciò in virtù della disponiblità manifestata dalla stessa Congregrazione, resasi disponibile ad accettare il rispetto dei regolamenti governativi.

La documentazione d'archivio relativa alla Scuola femminile si protrae fino al 1880. L'epilogo documentario è per così dire costituito da una denuncia che il Primo Cittadino indirizza al Regio Intendente delle Finanze. I termini appaiono inequivocabili: «La scuola difetta di mezzi e non sa come affrontare gli impegni di cui è gravata». Di lì a poco però la progressione delle Leggi nazionali consoliderà la già decretata obbligatorietà della scuola primaria per l'intero territorio nazionale, unificato sotto la Monarchia dei Savoia.

La vicenda relativa all'avvio delle Scuole femminili ad Oristano, in epoca Risorgimentale e durante il lungo Pontificato di PioIX, offre quindi un interessante spaccato della lotta fra i poteri dello Stato e quelli della Chiesa, spinte progressiste e liberali, presenti anche all'interno del clero e della borghesia cittadina, e di fronte alle volontà conservatrici, ancorate sulla difesa e l'accentramento delle prerogative clericali, che caratterizzano, a più riprese, episodi, politiche e rispettivi protagonisti della storia della scuola e dell'istruzione in Italia, specie fra XIX e XX secolo.

 

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